Santa Maria all’Eremo di San Godenzo in Alpe e la SS. Annunziata (II)

Nel 1482 l’abbazia già benedettina di San Godenzo in Alpe nel Mugello fu concessa ai Servi di Maria della SS. Annunziata di Firenze da parte del vescovo di Fiesole e rimase ai religiosi fino alle soppressioni napoleoniche (1808-10).
Nel 1629, in un tempo ancora favorevole per gli ordini religiosi e in un registro scritto dal frate abate padre Alberto Rotilenzi (1580-1640), si ricorda un elenco di poderi ad essa sottoposti. La loro rendita assicurava la povera vita (è il caso di dire così per quei luoghi solitari) dei frati.
Tali beni sono stati citati nell’articolo precedente, dove era stata anche approfondita la parte riguardante San Giorgio di Protognano (o Petrognano).
Seguiva nell’elenco, come luogo sacro con una cura d’anime e anche una devota immagine sacra, il podere detto di Santa Maria dell’Eremo o dell’Ermo, concesso ai frati nel 1517 dal cardinale Lorenzo Pucci e arricchito da lui di sacre reliquie. Si ritrova oggi come edificio della società agricola “Eremo dei Toschi”, 904 m slm, a sud della Piana detta proprio dei Romiti.

“Chiesa di Santa Maria del Ermo

Questa chiesa è posta in Alpe in luogo molto alpestre e strano, in mezzo a due nostri grandissimi poderi, ed è 20 braccia lungha e da 12 largha, ha due campane e due altari. Ci è una Madonna dipinta nel muro molto divota coperta con veli e mantellini. Ci è un tabernacolo pieno di diverse reliquie e molte sono state cavate. È prioria anticha cura d’anime”.

E più avanti nel registro:

“Chiesa e casa di Santa Maria del Ermo

Ricordo come l’anno 1625 venendo in visita monsignore Tomaso Cimenes [Ximenes, † 1633] vescovo di Fiesole nel visitare la chiesa dell’Ermo ordinò che vi dovessi risedere un sacerdote alla cura e ritrovando i padri nell’antiche scritture è chiamata prioria, facilmente condiscesero; però fecero adattare et accomodare un poco di residentia e casa alla mano destra di essa chiesa e vi tennero per sei mesi un reverendo sacerdote secolare; poi meglio consigliati vi destinorno un religioso dell’ordine, il primo dei quali fu il reverendo padre fra Atanasio Camerucci, il quale vi risedé anni quattro, tenendo in compagnia la madre, e però condusse in detto luogo molte masseritie di sue proprie. E volendo i padri del convento della Santissima Nuntiata stabilire un’entrata o subsidio da darsi annualmente al padre priore residente al detto luogo, sotto il dì infrascritto fecero l’infrascritto partito, come si nota la copia mandata dal sagrestano delli detti padri all’abate di quel tempo, che il padre maestro Anselmo Grasseni.

Copia della lettera scritta dal padre Segretario
Reverendo padre abate di San Gaudenzio mio osservantissimo
Acciò vostra paternità reverenda sappia come governarsi debba, così il padre sacerdote che starà a Santa Maria dell’Ermo nell’Alpe attenente a cotesta nostra abatia, come segretario de i padri discereti del convento della Santissima Nuntiata di Firenze de’ Servi, gli mando copia del partito e di quello che ha determinato il reverendo padre maestro Silverio, che per ordine di detti Padri ha hauto ordine e facultà di determinare e decretare e stabilire questo negotio.

Copia de verbo ad verbum
Havendo consideratione a’ luogo aspro et alla qualità della persona che lo deve habitare, che è frate nella nostra religione, che se fusse prete non giudicherei in questo modo ma ci farei qualche limitatione, dovendo sì havere più riguardo a un fratello che a uno strano [= estraneo].
Mi parrebbe da questo (essendo stato prima con il nostro padre abate, il quale concorre nel medesimo) mi parrebbe dico che in quanto al vitto e vestito di quel padre che deve assistere alla cura di quell’anime soggette alla nostra chiesa di Santa Maria dell’Eremo in su il giogo dell’Alpe se li potesse dare scudi venti dua di moneta
– staia diciotto di grano
– barili quindici di vino
– un barile e mezzo d’olio per la chiesa e casa
– venti libre di cacio
– venticinque libbre di carne salata
– e dodici libbre di sale
che ridotto ogni cosa in danari sarà così scudi venti dua di moneta scudi 22
– staia diciotto di grano a lire 4 lo staio sono scudi 10 lire 2
– barili quindici di vino a lire undici la soma scudi 11.-.10
– venti libbre di cacio sono scudi 1
– carne salata libbre venti cinque scudi 1
– sale libbre dodici l. 5. s.10
Somma in tutto scudi 51.
In oltre giudicherei che se li dovessi dare lenzuola, un letto finito, tovaglie, tovaglioli; del resto all’altre cose come stoviglie, bicchieri et altre cosette per la casa ci pensasse lui come sciuga mani et altri o similmente che detto padre pensi lui a tutta la cera della chiesa et alla festa e feste che vi si fanno et il censo de la chiesa e limosine sieno sua e sia obbligato andare il sabbato santo a San Godenzo e non altrove e stia soggetto all’abate di San Godenzo, como gli altri curati a proprii piovani; questo è il mio parere rimettendomi al prudente giudizio della paternità vostra reverenda; e tutto se li consegni per inventario.
Io fra Silverio mano propria fratello e filiolo.
Concordat omino cum originali, ut videre est.
Io padre maestro Giulio Antonio Rossetti fiorentino de i Servi segretario dei reverendissimi padri della Nuntiata di Fiorenza scrissi di propria mano.

L’anno adunque 1629, essendo abate il reverendo maestro fra Alberto Rotilentii dell’ordine de i Servi, il dì quindici di dicembre di detto anno, essendosi partito il padre fra Atanasio e per ordine de i superiori venuto il cappellano della Badia, essendoli succeduto priore in detto luogo il reverendo padre fra Pier Francesco Corselli fiorentino de’ Servi, sotto il dì sopra detto da padre fra Atanasio detto e da fra Antonio Martinelli delegato dall’abate in vece sua a questo effetto, fu consegnato al detto fra Pier Francesco l’infrascritto inventario di utensili e masseritie dì per la chiesa come per la casa.

Inventario

Un calice con coppa d’argento con sua patena
Una custodia per l’olio santo d’argento
Una custodia per portare il Santissimo Sacramento
Una pisside grande per il ciborio
Una lampana di ottone
Un lanternone di latta
Un crocifisso di marmo sopra l’altare
Un baldacchino sopra l’altare grande
Due guanciali di seta impuntiti
Un paliotto bianco a fioroni
Un paliotto di damasco rosso con la striscia striata
Un paliotto pavonazzo di seta
Un parasole
Una cotta
Due camisci usati
Una pianeta usata di seta sfioccata
Una pianeta di remisino cattiva bene
Una pianeta di somasco usata bene
Una pianeta nera di filaticcio
Numero quattro di pezucole da calice di diversi colori
Due cordoni di refe con uno amitto cattivo bene
Tovaglie n. tre cattive bene
Un messale buono
Un armadio di albero con toppe e chiavi
Due banche e un confessionale attaccato d’albero
Un paio di campane risonante e buone

Altare delle reliquie

Un armadio dove stanno le reliquie
Un reliquiario dorato con varie reliquie
Una lampada di ottone con la sua catena
Un paio di padelle di ferro
Un paliotto di seta a scacchi e predella
Usci di chiesa totte [sic] e chiavi
Un rituario

Casa in sala

Una tavola co suoi trespoli e banche tre

In camera

Un letto, cioè panchette, mazze, pagliericcio, una materassa di lana, una coltriscie vecchia
bene, dua coltroni verde e il piumaccio
Due cassepanche tinte verde
Una madia per fare il pane
Uscio a toppa e chiave
Tre botticielle due buone e una cattiva

Panni linii

Una tovaglia grande nuova
Una tovaglia con i cerli (?) a torno
Sette tovaglioli
Un paio di lenzuola buone

Ma non bastando le sopradette masseritie al sopradetto padre sotto il dì diciassette dell’istesso mese scrisse una lettera di questo tenore al padre abate. A dì 17 di dicembre 1629
Molto reverendo padre abate, vengo a suplicarla che sua paternità molto reverenda mi voglia far grazia di provedere le sudette cose necessarie alla casa dell’Ermo, cioè
Un paiolo
Un scaldaletto
Una padella
Una paletta
Un paio di molle
Dua trepiedi
Dua stacci
Catena da camino
Un vaglio
Un paio di mezzi barili per condurre il vino
Una pevera [= imbottavino]
Un triangolo per lavarsi le mani
E sporre (?) un paio di lenzuola
Io fra Pier Francesco al presente habitante all’Ermo curato vi prego a volermi provedere le sopradette cose.
Io fra Pier Francesco.

Ricevendo l’abate la sopra detta lettera e considerando che il detto padre haveva ragione a domandare le sopradette cose per la casa necessarie, le quali l’antecessore vi haveva tenute di suo proprio, non havendo danari da provederle, havendo nel chiostro di Badia certe travi, delle quali una era infradiciata per l’umido e l’altre cominciavano a guastarsi, consigliato da i muratori vendé le cinque a Iacopo di Domenico Campani per prezzo di lire trenta e dette i danari, provvedde le infrascritte cose per la detta casa.

Inventario

Un paiolo
Una padella
Una paletta con molle con palle d’ottone
Una catena da camino
Tutto questo costò lire quattordici
Uno scaldaletto
Due trepiedi
Una grattugia
Uno stidione con i suoi instrumenti
Un triangolo da lavarsi le mani
Due stacci
Un paio di mezzi barili
Un vaglio
Una pevera
Un bottiscino quasi di quattro barili
E tutto mandò e costò lire diciotto e mezzo, che sommato con il detto fu trenta dua e mezzo.
Mandò anco al detto padre un paio di lenzuola che sono in tutto dua paia, cioè n. 4 e tutto fu consegnato al detto padre Pier Francesco.

Nota come il sopradetto padre priore del Ermo fra Pierfrancesco Corselli ha hauto tutto il suo havere sì di grano come vino, olio, sale, carne salata, cacio, danari et tutto che deve avere per tutto il mese aprile 1630 dal abate maestro Alberto, sì come appare ricevuta di sua mano al libro delle ricevute intitolato A de mezzi e uff., al fine".

Paola Ircani Menichini, 5 dicembre 2025. Tutti i diritti riservati.




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